Ora è una certezza: i test antidroga del nuovo codice della strada saranno presto molto più severi. In primavera la Camera aveva infatti approvato, con 163 voti favorevoli e 107 contrari, un disegno di legge per la riforma del codice della strada. Il 20 novembre è arrivata l’approvazione definitiva anche dal Senato, stavolta con 83 sì e 47 no. Per gli automobilisti ci saranno quindi parecchi cambiamenti. Soffermiamoci su quelli riguardanti la guida sotto l’effetto di stupefacenti.
Per prima cosa viene abolito il concetto di “stato di alterazione” ai fini della configurazione del reato. Cosa significa e cosa cambia rispetto ad oggi? Ora, per accertare il reato, è necessario dimostrare che il conducente, al momento del controllo da parte delle forze dell’ordine, sia in uno stato di evidente alterazione psicofisica. Con il test antidroga del nuovo codice della strada basterà risultare positivi ad un tampone salivare. Chi guida può quindi anche non manifestare alcun effetto psicotico ma, se dal tampone vengono rilevate tracce di stupefacenti, può essere comunque imputato per reato.
I tamponi salivari per i test antidroga del nuovo codice della strada
Chi viene fermato da polizia o altre forze dell’ordine potrà quindi essere sottoposto ad un test salivare antidroga. Il tampone, posto sotto la lingua per diversi secondi, rileva la presenza di sostanze stupefacenti, tra cui cocaina, anfetamine, oppioidi e anche THC.
Se il test risulterà positivo le forze dell’ordine potranno procedere con l’immediata sospensione della patente. Il conducente non potrà quindi più guidare fino ad ulteriori accertamenti. Se poi, ad un successivo controllo, dovesse essere confermata la non idoneità alla guida, la patente viene revocata e, in questo caso, l’automobilista dovrà aspettare 3 anni prima di conseguire nuovamente la licenza di guida.
Chi contesta queste nuove proposte di legge si sofferma però soprattutto su un punto: i test antidroga del nuovo codice della strada rilevano la presenza di cannabis anche se consumata molte ore prima.
Il THC, infatti, può rimanere nel sangue e nella saliva anche molto tempo dopo l’assunzione, quando cioè ormai gli effetti sono del tutto svaniti. Chi è alla guida può quindi risultare sotto l’effetto di droghe pur essendo perfettamente lucido al momento del controllo.
I punti oscuri dei test antidroga del nuovo codice della strada
La permanenza di THC nel nostro corpo è infatti anche molto soggettiva. Varia, cioè, non solo in funzione della quantità assunta e la frequenza di consumo, ma anche in base al metabolismo di ognuno. C’è quindi chi lo smaltisce subito e chi può impiagare anche 2 o 3 giorni per espellerlo del tutto.
Senza contare che ci sono paesi in cui la cannabis è stata legalizzata, come è accaduto di recente in Germania (leggi qui). I turisti tedeschi, quindi, potrebbero essere estremamente penalizzati da una norma di questo tipo.
Così come chi assume il THC per scopi terapeutici, che non hanno nulla a che fare con un uso ricreativo.
Insomma, ci sono quindi vari punti che non convincono.
Il Decreto entrerà in vigore probabilmente entro l’estate e con esso le nuove restrizioni.
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