Come la maggior parte delle piante anche per la canapa esistono piante di Cannabis maschio e femmina, ognuna con caratteristiche e funzioni ben precise. Tra le due ci sono importanti differenze, non solo a livello di aspetto.
Una prima, sostanziale, riguarda il ruolo che svolgono nel meccanismo di riproduzione. Il compito della pianta maschio è rilasciare polline nell’aria mentre quello della femmina è imprigionarlo per poter essere fecondata.
Questo è ciò che accade in presenza di condizioni normali. Se invece la pianta subisce forte stress come elevati sbalzi di temperature, l’esposizione a una umidità eccessiva o, al contrario, a un clima troppo secco, può innescare un meccanismo di sopravvivenza particolare, trasformandosi in una pianta ermafrodita. In pratica, sentendosi minacciata da fattori esterni che potrebbero comprometterne la riproduzione, la pianta femmina inizia a comportarsi come una pianta maschio e a produrre polline, in modo da potersi replicare. È comunque una condizione che non avviene sempre e non in tutte le tipologie di piante di canapa. Difficilmente una pianta di cannabis femmina di elevata qualità subisce una trasformazione di questo tipo.
Se si decide di sperimentare incroci e provare nuove varianti di Cannabis è importante avere entrambi gli esemplari, quindi piante maschio e femmina. La maggior parte delle coltivazioni sono piante di canapa sativa femmina, che nel corso degli anni hanno subito modifiche genetiche indotte dall’uomo per ottimizzarne le caratteristiche. Sono nate così piante più robuste, con aromi specifici a seconda dell’utilizzo e anche con specifiche percentuali di CBD e THC, i due principali cannabinoidi presenti nella canapa.
Ed è stata creata in questo modo anche la Cannabis Light, l’unica variante ammessa in Italia perché contenente quantità quasi nulle di THC. Il Delta 9-tetraidrocannabinolo è infatti una sostanza psicoattiva, consentita per legge solo nelle percentuali dello 0,2%, con massime tollerate dello 0,6%. Tutte le coltivazioni legali di canapa e i loro derivati, compresa l’intera gamma di prodotti di Dolomiti BioHemp, rispettano questi parametri e quindi sono consentiti per legge.
Aspetto e proprietà: la differenza tra le piante di Cannabis maschio e femmina
Quando la canapa cresce, anche un occhio non esperto è in grado di individuare profonde differenze tra le piante di Marijuana maschio e femmina. Tra la terza e la sesta settimana di sviluppo, negli esemplari maschi, all’interno delle infiorescenze, vi sono infatti dei filamenti, gli stami, che terminano con rigonfiamenti verdi che diventeranno sacche per i pollini. Le piante femmine, invece, hanno all’interno dei fiori dei peli sottili, i pistilli.
Anche l’aspetto complessivo delle piante di Cannabis maschio e femmina è diverso. Quella maschile ha foglie più rade, pochi rami e uno stelo più alto. Le piante femminili hanno un fogliame più sviluppato, molti rami e uno stelo molto più basso.
Un’altra differenza riguarda le cime. Le piante femmine hanno cime dall’aroma più intenso perché più ricche di resine. Per questo sono le migliori per un uso ricreativo.
C’è poi un altro elemento in cui le due piante differiscono: la quantità di THC. In quelle femminili di solito è più alto, fatta ovviamente eccezione della canapa light in cui i quantitativi sono quasi nulli.
In generale, comunque, le piante femmine hanno caratteristiche fisiche e organolettiche migliori rispetto agli esemplari maschili. Per questo sono la variante utilizzata per creare prodotti a base di Canapa.
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