Sativa e Indica sono riconosciute come le due principali varietà di Cannabis.
Sono ormai millenni che l’uomo fa uso di questa pianta e ne conosce le proprietà ma la classificazione in diversi ceppi risale alla metà del Settecento quando il botanico svedese Carlo Linneo diede alla tipologia di Cannabis conosciuta il nome di Sativa, convinto che ne esistesse una sola varietà.
Qualche anno dopo, nel 1785, il naturalista francese Jean-Baptiste Lamarck si accorse però che la Cannabis proveniente dall’India aveva effetti psicotropi che erano assenti nella Cannabis diffusa in Europa. Dedusse quindi che esistessero due varietà di piante e nominò quella indiana, Indica.
Ad oggi Indica e Sativa rimangono le varianti più comuni anche se nel secolo scorso il botanico russo D. E. Janichevsky individuò una terza specie, diffusa soprattutto in Russia e definita come Ruderalis.
La differenza tra Indica e Sativa c’è ma non sempre si vede
Esiste una precisa differenza tra Indica e Sativa, soprattutto a livello di aspetto, ma negli anni sono nate sempre più varianti ibride che hanno di fatto attenuato queste diversità. Infatti, per rispondere alle sempre maggiori esigenze del mercato, Indica e Sativa sono state spesso incrociate tra loro, dando origine a nuove varietà. Ora quindi è difficile individuare piante di Indica o di Sativa pura.
Senza contare che piante molto simili possono però avere principi attivi completamente diversi. Ecco perché ultimamente si tende a classificare i prodotti a dominanza sativa o a dominanza indica, a seconda del tipo di pianta a cui si avvicinano di più.
Per tutti questi motivi a livello scientifico non c’è una visione univoca per quanto riguarda la classificazione della Cannabis. Alcuni studiosi riconoscono la differenza Indica/Sativa, altri nutrono in merito alcune perplessità.
È innegabile però che le due varietà abbiano diversi aspetti che le differenziano.
Le principali differenze tra Cannabis Sativa e Indica
Vediamo allora come distinguere i due ceppi.
La pianta
Una prima distinzione riguarda l’aspetto delle piante di Cannabis. La Sativa è piuttosto alta, non molto ramificata e con foglie strette. Tende a raggiungere altezze anche molto elevate, talvolta superiori ai 4 metri. Per questo è indicata soprattutto per una coltivazione all’aperto.
La Cannabis Indica è esattamente l’opposto. Quindi più bassa, piuttosto ramificata, con foglie più larghe e adatta anche alla coltivazione indoor.
Provenienza e diffusione
L’aspetto delle piante è comunque strettamente correlato alla loro provenienza.
La Sativa è originaria delle zone tropicali. Predilige quindi un clima caldo e cresce spontaneamente in Paesi come Colombia, Vietnam, Thailandia, Messico e alcune zone dell’Africa.
Vivendo in un clima particolarmente caldo ha una fioritura più lunga rispetto alla variante Indica.
Quest’ultima invece trova il suo habitat naturale soprattutto in zone fredde, montuose del Nepal o del subcontinente indiano. Ha tempi di fioritura più brevi ed è in grado di sopravvivere a temperature anche rigide.
Sapore
In generale le infiorescenze a base Sativa sono più intense, con un sapore terroso piuttosto marcato.
Le varianti Indica, invece, hanno un sapore più dolce e fruttato.
Effetti
I diversi effetti dipendono dalla loro composizione. La marijuana Sativa ha una predominanza di THC, cannabinoide dagli effetti psicoattivi mentre nell’Indica prevale il CBD, un altro cannabinoide che invece non provoca alterazioni psico-fisiche.
Quindi la Cannabis Sativa ha effetti ravvivanti e stimolanti. Sviluppa la creatività ma, se ricca di THC, ha effetti anche allucinogeni.
La Cannabis Indica ha proprietà calmanti e rilassanti, sia per il corpo, sia per la mente.
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