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C’è chi la chiama canapa indiana, chi canapa indica: cambia il nome ma è sempre lei, una delle varietà più diffuse di cannabis. Originaria delle regioni dell’Asia Centrale, ormai è conosciuta e coltivata praticamente ovunque. Sono infatti secoli che questa pianta viene impiegata in svariati ambiti, dalla cucina alla medicina naturale, dove se ne apprezzano i suoi magnifici benefici.

La canapa indiana si distingue dalle sue “cugine” dirette, la cannabis sativa e la cannabis ruderalis, per specifiche caratteristiche morfologiche e chimiche. La canapa indica è infatti generalmente associata a piante più corte e robuste rispetto alle varianti sativa, e spesso contiene un profilo chimico con un’alta quantità di composti come il cannabidiolo (CBD) rispetto al delta-9-tetraidrocannabinolo (THC). Dal momento che il THC, a differenza del CBD, è responsabile di effetti psicoattivi, questo tipo di canapa ha effetti stupefacenti più blandi.
Ci sono poi varianti di canapa indiana del tutto prive di effetti psicotropi. È la cosiddetta canapa ligh, che contiene percentuali praticamente nulle di THC, ovvero una media dello 0,2% con tolleranze dello 0,6% così come previsto dalla Legge 242/2016.

Indipendentemente dalle tipologie, le coltivazioni sono ormai quasi tutte di tipo controllato e quindi in ambienti specifici, spesso indoor o in serra, per garantire un adeguato controllo delle condizioni ambientali e ottimizzare la produzione.

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I principali impieghi della canapa indiana

Oltre all’uso ricreativo proprio per i suoi effetti psicotropi, in passato l’utilizzo principale della canapa indica era per la produzione di fibre tessili. In molte parti del mondo è infatti stata utilizzata per le sue fibre resistenti e versatili, ottime per la produzione di tessuti, cordami e persino carta. Tra le doti più apprezzate vi erano la durata e la capacità di resistere agli agenti atmosferici, proprietà che rendevano queste fibre ideali per varie applicazioni.

Negli ultimi decenni, invece, la canapa indiana ha guadagnato una crescente attenzione per le sue proprietà medicinali e terapeutiche. In particolare, il cannabidiolo (CBD), come abbiamo visto uno dei principali composti presenti nella canapa indiana, è stato oggetto di numerose ricerche per i suoi potenziali benefici. In diversi studi, tra cui uno pubblicato sul National Library of Medicine, il CBD è stato associato al sollievo dal dolore, alla riduzione di ansia o infiammazioni e persino al trattamento dell’epilessia resistente ai farmaci.

La regolamentazione e la percezione sociale del CBD e di altri composti della canapa indiana variano però notevolmente da paese a paese e da stato a stato. Molti luoghi hanno adottato leggi più flessibili per consentire l’uso medico e persino ricreativo, mentre altri ne vietano ancora l’uso o lo regolamentano strettamente.
In Italia è attualmente consentita la coltivazione di piante di canapa ligh e la produzione di loro derivati. I nostri prodotti Dolomiti BioHemp derivano proprio da piantagioni di cannabis light coltivate biologicamente in piena montagna. Se vuoi quindi provare la bontà e l’eccellenza di prodotti naturali e a base di canapa legale, consulta subito il nostro store e ordina il tuo preferito.

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